Naufragio a Cutro. La vicinanza di Caritas alle vittime.

Naufragio a Cutro (KR), la vicinanza di Caritas alle vittime

Don Marco Pagniello (Direttore di Caritas Italiana) fa appello alla comune responsabilità: servono soluzioni coraggiose e adeguate a un fenomeno globale

Tragico naufragio nei pressi di Cutro, nel Crotonese. Decine di persone sono morte nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Cadaveri sono stati ritrovati sulla spiaggia, altre persone sono e rimarranno disperse in mare. Di fronte a simili tragedie, la Caritas Italiana richiama tutti alla propria responsabilità per trovare soluzioni adeguate di fronte al fenomeno globale delle migrazioni, che guardino al bene comune e non a interessi di parte. È purtroppo solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare. Questo naufragio avviene all’indomani della conversione in legge del decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare. Caritas Italiana ribadisce l’urgenza di una risposta strutturale e condivisa con le Istituzioni e i diversi Paesi, affinché l’Italia e l’Europa siano all’altezza delle loro tradizioni, delle loro radici e del loro umanesimo. La questione delle migrazioni, della fuga dalla miseria e delle guerre, non può essere gestita come fosse ancora un’emergenza. Penalizzare, anziché incoraggiare, quanti operano sul campo non fa che aumentare uno squilibrio di umanità. La vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile.
Caritas  ribadisce l’urgenza di una risposta strutturale e condivisa sul fenomeno globale delle migrazioni.
Come già il Consiglio Permanente della CEI ebbe a ricordare alla vigilia delle elezioni, è tempo di scelte coraggiose e organiche, non di opportunismi, ma di visioni. È tempo che i diversi attori si confrontino per trovare una soluzione corale e costruttiva, per il bene di tutti. Da parte sua, la Chiesa continua ad assicurare l’impegno e la disponibilità nell’operosità concreta e nel dialogo. La bussola, per i cristiani e non solo, restano i quattro verbi indicati da papa Francesco in relazione alla questione delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. L’accoglienza delle persone che arrivano e arriveranno sul nostro territorio è per noi un fatto importante, che ci impegna, al di là della discussione sull’opera delle Ong e del loro ruolo nel mare Mediterraneo. Caritas Italiana, per conto della Chiesa che è in Italia e in collaborazione con altre organizzazioni e il Governo, col progetto dei Corridoi umanitari pone un “segno”: si possono, dunque si devono, organizzare vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi per mare e che diano prospettive reali alle persone migranti. Un pensiero e una preghiera per chi, nelle ore passate ha perso la vita nel mare e a quanti, sopravvissuti, vivranno sempre segnati da un dolore che potrà essere lenito solo dalla nostra vicinanza umana. Don Marco Pagniello (Direttore di Caritas Italiana)   (Foto di copertina: ANSA)
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Emergenza Ucraina: l’impegno della Caritas ad un anno dall’inizio del conflitto

Emergenza Ucraina: l’impegno della Caritas

 

  Il conflitto, deflagrato un anno fa, il 24 febbraio 2022, continua a essere caratterizzato da bombardamenti indiscriminati nelle aree civili che non risparmiano scuole, ospedali, centri comunitari, abitazioni. L’economia di base è pressoché ferma e la vita di ogni giorno dipende quasi totalmente dagli aiuti umanitari. I dati aggiornati dalle Nazioni Unite dipingono uno scenario a tinte fosche: sono oltre 17.7 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria, più di 5.9 milioni gli sfollati interni di cui un milione sono bambini. Secondo quanto riportato dall’UNHCR, L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sarebbero oltre 13 milioni i cittadini ucraini ad aver varcato i confini del proprio Paese in questi mesi di guerra, cercando riparo e protezione all’estero, soprattutto in Europa. Dietro i numeri, i dati, le statistiche ci sono persone sofferenti ed è preoccupante pensare che oltre un terzo della popolazione nazionale attualmente dipende dagli aiuti umanitari, per avere accesso a tutti quei beni primari e necessari ad una vita dignitosa. Nel frattempo la fredda stagione invernale, aggrava il quadro complessivo generando forti preoccupazioni per uomini, donne, bambini e anziani. La guerra continua a ferire l’Ucraina nonostante la neve, il fango, il gelo della stagione invernale che in alcune aree del Paese può facilmente raggiungere i -20 gradi Celsius. Gli ucraini rimasti nel territorio nazionale, impossibilitati a fuggire inseguito all’invasione russa, sono alle prese con i continui blackout che lasciano intere città o porzioni delle stesse al freddo e al buio. LA RISPOSTA DELLA RETE CARITAS Le richieste di aiuto e assistenza umanitaria in Ucraina crescono e la risposta all’interno del Paese di Caritas Spes e Caritas Ucraina (le due Caritas ucraine), grazie anche al supporto della rete delle Caritas sorelle, non si ferma. Anzi, aumentano, ad esempio, i centri parrocchiali, dove si può trovare rifugio, protezione e beni di prima necessità, e i poli logistici per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione di beni umanitari anche nelle aree più remote. La risposta a questa crisi si estende a tutti Paesi confinanti. Ad oggi sono stati lanciati progetti di medio e lungo periodo in risposta all’emergenza coordinati dalle Caritas nazionali con Caritas Internationalis e Caritas Europa in: Moldavia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia.   Dossier Ucraina .pdf (agg. 13 dicembre 2022)     Ucraina: scheda informativa progetti internazionali .pdf (agg. 16 febbraio 2023)       Ucraina: scheda informativa progetti in Italia .pdf (agg. 16 febbraio 2023)   COSA FA CARITAS ITALIANA Caritas Italiana ha da subito manifestato vicinanza alle Caritas in Ucraina e nei Paesi vicini. In costante dialogo con le Caritas in Ucraina e in coordinamento con la rete internazionale, Caritas Italiana resta accanto alla popolazione colpita, supportando anche le Caritas dei Paesi confinanti per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra, garantendo le azioni necessarie per rispondere ai bisogni più urgenti e contribuendo all’accoglienza di quanti arrivano in Italia. Tutti gli interventi sono realizzati in coordinamento e grazie al contributo della rete internazionale Caritas. Anche Caritas Italiana ha stanziato vari contributi per garantire l’operatività delle Caritas sorelle impegnate in questa emergenza. Dal 3 marzo 2022 Mediafriends ha lanciato una campagna di raccolta fondi a favore della popolazione dell’Ucraina colpita dalla guerra e a sostegno delle iniziative umanitarie della Caritas Italiana. La campagna si è sviluppata fino al 15 giugno attraverso tutte le reti televisive, i tg, i programmi radiofonici, i siti internet e i social del Gruppo Mediaset. Inoltre vari gruppi bancari hanno avviato campagne di sostegno alle azioni di Caritas Italiana in Ucraina, nei Paesi limitrofi e per l’accoglienza in Italia. SUL TERRITORIO ITALIANO Nelle diocesi italiane si continua a lavorare su più fronti per garantire un’accoglienza adeguata a queste persone in fuga. Diverse attività sono state organizzate a livello locale: orientamento per espletamento di pratiche amministrative, di ambito sanitario, pratiche relative alle vaccinazioni, relative all’inserimento scolastico; raccolta beni di prima necessità; assistenza sanitaria; corsi di lingua; attività ludico-educative per minori; accompagnamento psicologico. Le strutture maggiormente utilizzate: appartamenti, parrocchie, famiglie, istituti religiosi, centri di accoglienza. I tanti frutti solidali che fioriscono nelle nostre comunità sono preziose occasioni di animazione alla pace ma anche gesti concreti di sostegno e vicinanza, che ci impegniamo a finalizzare al meglio. Ad oggi il totale delle persone accolte dalla rete ecclesiale ammonta a oltre 20mila persone.  Come segno di ulteriore attenzione, Caritas Italiana, nel mese di giugno 2022, ha promosso il progetto Apri Ucraina che, in continuità con lo spirito del progetto “Apri”, finanziato nei due anni precedenti, ha permesso di rafforzare le azioni a favore di oltre 6 mila beneficiari. Le attività finanziate sono state molteplici e rivolte sia agli adulti che ai minori. Oltre ai costi di vitto e alloggio, sono stati garantiti servizi di mediazione linguistica, corsi di italiano, accompagnamento legale, disbrigo di pratiche amministrative, attività ludico ricreative, assistenza psicologica. Il progetto Apri Ucraina ha coinvolto 90 diocesi, per un totale di oltre 6mila beneficiari. Il numero complessivo degli interventi messi in opera da giugno 2022 a oggi è di 52.870.  _______________________________________________________ COME CONTRIBUIRE È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario (causale “Europa/emergenza Ucraina”) tramite:
  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
PER INFORMAZIONI Si tratta di un’emergenza complessa e Caritas Italiana – grazie ai contatti costanti con le Caritas locali, la rete internazionale e le Caritas diocesane italiane – monitora costantemente la situazione per adattare le risposte ai bisogni reali. Ringraziamo quanti stanno donando con generosità attraverso i diversi canali attivati e quanti con altrettanta generosità ci stanno facendo pervenire direttamente o tramite le Caritas delle rispettive diocesi la loro disponibilità a dare una mano in diversi modi per questa emergenza. Per facilitare la comunicazione con Caritas Italiana sono stati attivati i seguenti contatti:

Aggiornato il 24 Febbraio 2023

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Avvento di Fraternità 2022

“donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli” dalla Liturgia
  Nella Domenica “Gaudete”, Domenica 11 Dicembre 2022, III di Avvento, avrà luogo in tutte le Parrocchie della Diocesi la Colletta per l'Avvento di Fraternità. Le offerte ricevute convergeranno nel Fondo San Benedetto, fondo costituito nel 2020 dalla Caritas Diocesana che in due anni ha consentito circa 350 interventi caritativi a carattere economico. Particolarmente quest'anno, i dati in nostro possesso ci inducono ad orientare gli interventi su alcuni bisogni specifici che connotano il periodo attuale: la povertà energetica e la povertà sanitaria. Sarà possibile inviare a Caritas Diocesana il proprio contributo alla Colletta durante le Messe Domenicali o mediante donazione a mezzo bonifico o paypal al link https://www.caritasnardogallipoli.it/fai-una-donazione/
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Rapporto Caritas 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia “L’anello debole”

In occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, Caritas Italiana ha presentato, lunedì 17 ottobre ore 10.30-12.30 a Roma – Sala Stampa Estera e in diretta streaming, il suo 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”. :: Rivedi la presentazione (da 8’05”) DAL RAPPORTO EMERGE che non esiste una sola povertà: ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina. Nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini. Tra gli “anelli deboli”, i giovani, colpiti da molte forme di povertà: dalla povertà ereditaria, che si trasmette “di padre in figlio” per cui occorrono almeno cinque generazioni a una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa, tanto che solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario. Solo nel 2021 quasi 2.800 Centri di Ascolto Caritas hanno effettuato oltre 1,5 milioni di interventi, per poco meno di 15 milioni di euro, con un aumento del 7,7% delle persone che hanno chiesto aiuto rispetto all’anno precedente. Anche nel 2022 i dati raccolti fino a oggi confermano questa tendenza. Non si tratta sempre di nuovi poveri ma anche di persone che oscillano tra il dentro e fuori dallo stato di bisogno. Il 23,6% di quanti si rivolgono ai Centri di Ascolto sono lavoratori poveri. Tale condizione tocca il suo massimo tra gli assistiti stranieri: il 29,4% di loro è un lavoratore povero. Il Rapporto si conclude con una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, con particolare attenzione alle prospettive di riforma e investimento derivanti dal PNRR e dal programma europeo Next generation EU. :: Rapporto Povertà | Versione integrale :: Sintesi :: Pieghevole con dati e riflessioni
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42° Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane

Si è concluso il 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, dal titolo "Camminare insieme sulla via degli ultimi". «E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7). Si è svolto a Rho (MI) presso il Centro Congressi "Stella Polare", Strada Statale Sempione 28, da lunedì 20 a giovedì 23 giugno 2022.
 
Lo scorso anno, in occasione dell'Udienza per il 50° di Caritas Italiana, papa Francesco ci ha consegnato tre vie, tre priorità attorno alle quali rileggere e orientare il nostro agire: la via degli ultimi, del Vangelo e della creatività. È stato poi avviato un percorso di rilettura dell'impegno Caritas per definire insieme gli elementi e gli indicatori che caratterizzano attività, servizi e opere capaci di incarnare le tre vie e condividere esperienze concrete in atto e in potenza.
 
Si tratta di un confronto sul lavoro e sulla presenza Caritas nei contesti ecclesiali in un quadro aperto, che deve ora tener conto anche della guerra in Ucraina, con un obiettivo preciso: attenzione agli ultimi, tenendo presente la via del Vangelo e tenendo aperta la via della creatività, puntando in particolare sui giovani. Quanto è emerso dal convegno sarà poi messo a disposizione del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, per favorire in modo responsabile e propositivo una reale esperienza ecclesiale.
 
"Fare la nostra parte, vivere le tensioni, dare protagonismo ai poveri"
🔊 Ascolta l’intervento finale del direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello, che ci consegna le tre Vie per il cammino della Caritas al termine del 42esimo convegno nazionale.
 
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Arrivati in Italia i primi profughi con i voli umanitari di Caritas Italiana

Prosegue l’impegno della Chiesa italiana per l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, nelle nazioni limitrofe e nel nostro Paese (vedi Emergenza Ucraina).
Il 21 e 22 marzo sono atterrati a Fiumicino, da Varsavia, i voli umanitari organizzati da Caritas Italiana grazie alla collaborazione con la ONG "Solidaire" e il supporto di Open Arms. 
Grazie a questa collaborazione sono arrivati  da Varsavia circa 400 cittadini ucraini accolti nel nostro Paese in una ventina di Caritas diocesane.
Sono in programmazione altri voli umanitari perchè tante sono state le Diocesi che hanno dato piena disponibilità all'accoglienza.
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Don Marco Pagniello nuovo Direttore di Caritas Italiana

Il Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, riunitosi il 24 novembre 2021, ha nominato don Marco Pagniello nuovo Direttore di Caritas Italiana. 
 
“Ringrazio il Consiglio permanente della Cei per la fiducia mostrata nei miei confronti”– ha dichiarato il nuovo direttore subito dopo la nomina, aggiungendo: “In questa fase in cui siamo ancora nell’emergenza pandemia, le sfide sono molte, ma anche le prospettive di speranza, a cominciare dall’avvio del cammino sinodale. Mi orienteranno sicuramente le indicazioni del Santo Padre per i 50 anni di Caritas Italiana: partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività. Ringrazio anche il mio predecessore mons. Francesco Soddu, con cui ho condiviso un tratto di strada, e assicuro un impegno sempre volto a camminare insieme, soprattutto con i più fragili e indifesi, con una carità inclusiva, che punta allo sviluppo integrale di ogni persona, ad una condivisione di vita, per restituire dignità ed assicurare inclusione sociale”.
 
Don Pagniello è nato a Pescara il 09-08-1971 ed è stato ordinato presbitero nel 2002. E’ stato direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne dal 2006 al 2020. Dopo alcuni anni come segretario arcivescovile e parroco, dal 2005 si è occupato di formazione presso la Caritas diocesana. Dopo la nomina a direttore, nel 2008 è stato nominato anche direttore della Fondazione Caritas, ente gestore dei servizi della diocesi. Dal 2011 al 2016 è stato delegato regionale Caritas per l’Abruzzo e il Molise, quindi - in quanto tale - membro del Consiglio nazionale di Caritas Italiana, di cui è stato anche membro di Presidenza dal 2012 al 2016. Dal 2019 è in Caritas Italiana con l’incarico di responsabile dell’ufficio Politiche sociali e Promozione umana.
 
In 50 anni di vita di Caritas Italiana, don Marco Pagniello è il quinto direttore, dopo don Giuseppe Pasini - che affiancò quasi subito il fondatore e primo Presidente don Giovanni Nervo -, don Elvio Damolidon Vittorio Nozza e don Francesco Soddu, quest'ultimo nominato a fine ottobre scorso da Papa Francesco Vescovo di Terni-Narni-Amelia.​
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Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale

Alla vigilia della Giornata internazionale di lotta alla povertà (17 ottobre), il Rapporto 2021 su povertà ed esclusione sociale dal titolo “Oltre l’ostacolo” (.pdf), prende in esame: le statistiche ufficiali sulla povertà, i dati di fonte Caritas, il tema dell’usura e del sovra-indebitamento, la crisi del settore turistico, lo scenario economico-finanziario, le politiche di contrasto alla povertà. Come sottolinea il titolo, l’obiettivo è di cogliere e di evidenziare, a partire dalle situazioni e dalle storie incontrate sul territorio, elementi di prospettiva e di speranza. Esempi di risposta e resilienza, da parte di tanti attori, pubblici e private e in particolare delle comunità locali, capaci di farsi carico delle situazioni di marginalità e vulnerabilità affiorate nel corso della pandemia. Tale capacità spesso si è incrociata con le risposte istituzionali offerte a livello nazionale ed europeo, dando luogo ad una serie di triangolazioni positive, che hanno evidenziato l’importanza di lavorare in rete, assumendo responsabilità diverse ma condivise.  
Caritas e pandemia
In linea con le statistiche ufficiali i dati rilevati dalle 218 Caritas diocesane sul territorio, espressione delle rispettive Chiese locali. In dodici mesi (nel 2020) la rete Caritas, potendo contare su 6.780 servizi a livello diocesano e parrocchiale, e oltre 93mila volontari a cui si aggiungono circa 1.300 volontari religiosi e 833 giovani in servizio civile,  ha sostenuto più di 1,9 milioni di persone. Di questi il 44% sono “nuovi poveri”, persone che si sono rivolte al circuito Caritas per la prima volta per effetto, diretto o indiretto, della pandemia. Disaggregando i dati per regione civile si scorgono alcune importanti differenze territoriali che svelano quote di povertà “inedite” molto più elevate; tra le regioni con più alta incidenza di “nuovi poveri” si distingue la Valle d’Aosta (61,1%,) la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%).   
Ma la crisi socio-sanitaria ha acuito anche le povertà pre-esistenti: cresce anche la quota di poveri cronici, in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente) che dal 2019 al 2020 passa dal 25,6% al 27,5%; oltre la metà delle persone che si sono rivolte alla Caritas (il 57,1%) aveva al massimo la licenza di scuola media inferiore, percentuale che tra gli italiani sale al 65,3% e che nel Mezzogiorno arriva addirittura al 77,6%. Siamo quindi di fronte a delle situazioni in cui appare evidente una forte vulnerabilità culturale e sociale, che impedisce sul nascere la possibilità di fare il salto necessario per superare l’ostacolo.  Il 64,9% degli assistiti dichiara di avere figli; tra loro quasi un terzo vive con figli minori. Il dato non è affatto irrisorio se si immagina che dietro quei numeri si contano altrettante, o forse più, storie di povertà minorile che ci sollecitano e allarmano. Rispetto alle condizioni abitative, oltre il sessanta per cento delle persone incontrate (63%) vive in abitazioni in affitto, Il 5,8% dichiara di essere privo di un’abitazione, il 2,7% è ospitato in centri di accoglienza. Percentuali queste ultime che si legano chiaramente alla condizione degli “homeless”, i cui numeri anche per il 2020 risultano tutt’altro che trascurabili. Le persone senza dimora incontrate dalle Caritas sono state 22.527 (pari al 16,3% del totale), per lo più di genere maschile (69,4%), stranieri (64,3%), celibi (42,4%), con un’età media di 44 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.
 
Delle persone sostenute dal circuito Caritas, oltre un terzo (il 37,8%) è supportato anche da alcuni servizi pubblici con i quali a volte le Caritas sui territori svolgono un lavoro sinergico e coordinato soprattutto in questo tempo di criticità. Una persona su cinque (19,9%) di quelle accompagnate nel 2020, dichiara di percepire il Reddito di Cittadinanza (RdC).
 
Usura e sovra indebitamento
Il capitolo su usura e sovra-indebitamento, curato dalla Consulta nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, dimostra che già prima della pandemia almeno due milioni di famiglie sopportassero debiti non rifondibili a condizioni ordinarie. La vulnerabilità all'indebitamento patologico e all'usura si proietta sullo sfondo della recessione economica e della povertà assoluta, che hanno conosciuto un netto incremento a causa della pandemia. Basti pensare che nelle province dichiarate "zona rossa" per tempi più prolungati, il reddito si è ridotto di oltre il 50 per cento per un nucleo familiare ogni 20, mentre solo un piccolo gruppo di privilegiati (2,6%) ha visto aumentare il proprio reddito.   
 
Il settore turistico
Il Rapporto contiene anche uno studio sugli effetti della pandemia su 4 aree di interesse turistico: Assisi, Ischia, Riva del Garda e Venezia. Bastano alcuni dati per ognuna di queste realtà a far comprendere il quadro della situazione. Solo ad Assisi città e frazioni, tra giovani laici e religiosi, la Chiesa locale ha messo a disposizione da giugno 2020 a inizio 2021 circa 7200 ore di volontariato per servizi assistenziali, empori e attività di distribuzione. A Ischia il 70% degli operatori del turismo non lavora. Nel 2019 la Caritas sfamava 500 famiglie, oggi sono 2500 famiglie e sono in aumento perché su circa 15000 lavoratori stagionali almeno il 50% non ha ricevuto nessun tipo di supporto economico. A Riva del Garda la crisi del turismo ha prodotto una fuga della manodopera, in gran parte straniera, ripartita verso i paesi di origine e mai più ritornata. Viene confermato un trend di crescita delle persone incontrate e aiutate da Caritas, con 302 nuclei familiari seguiti e un migliaio di persone coinvolte nel 2020, su una comunità di riferimento di circa 20.000 abitanti (dati in linea anche per il primo trimestre 2021. A Venezia lo scoppio dell’emergenza ha prodotto un crollo dei flussi turistici con in un calo di entrate di 2miliardi di euro. Per sostenere le famiglie, la diocesi ha istituito il Fondo San Nicolò, distribuendo circa 250.000 euro.
 
Le Politiche di contrasto alla povertà
Il focus sulle politiche di contrasto alla povertà riguarda in particolare sul reddito di cittadinanza (RdC), che ha complessivamente supportato 3,7 milioni di persone nel corso del 2020 a livello nazionale, ha interessato uno su cinque fra coloro che si sono rivolti ai centri e servizi Caritas nel 2020 e più della metà (55%) dei beneficiari di una indagine longitudinale sui beneficiari Caritas monitorati dal 2019 (pre-pandemia) al 2021. 
Viene presentata l’”Agenda Caritas per il riordino del RdC” che prevede un pacchetto complessivo di interventi con un mix di ampliamento e riduzione dei criteri di accesso e che ponga attenzione al processo di miglioramento/rafforzamento di servizi e azioni per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale, al fine di intervcettare al meglio la povertà assoluta.  
 
 
Oltre l’ostacolo
Allargando lo sguardo al 2021 la fotografia che emerge dai primi otto mesi dell’anno (gennaio-agosto) è la seguente:
- rispetto al 2020 crescono del 7,6% le persone assistite;
- le persone che per la prima volta nel 2020 si erano rivolte ai servizi Caritas e  si trovano ancora in uno stato di bisogno rappresentano il 16,1% del totale;
- rimane alta la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7%); più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali;
- preoccupa anche la situazione dei poveri “intermittenti” (che pesano per 19,2%), che oscillano tra il “dentro- fuori” la condizione di bisogno, collocandosi a volte appena al di sopra della soglia di povertà e che appaiono in qualche modo in balia degli eventi, economici/occupazionali (perdita del lavoro, precariato, lavoratori nell’economia informale) e/o familiari (separazioni, divorzi, isolamento relazionale, ecc.). 
Dati questi che – come ha sottolineato il Presidente della Conferenza episcopale Italiana, card. Gualtiero Bassetti, lo scorso 27 settembre aprendo i lavori del Consiglio Permanente -  si prestano a una lettura ambivalente. Da una parte, possono essere indice dei primi effetti positivi della ripresa; dall’altra, mostrano che ancora troppe persone continuano a “non farcela” e rischiano di vedere in qualche modo “cristallizzata” la propria condizione di bisogno. È dunque indispensabile che i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre quanto più possibile le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia. Senza lasciare nessuno indietro.  
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Giornata internazionale della Carità: raccolta di preghiere degli operatori Caritas

In vista della Giornata internazionale della Carità che si celebra il 5 settembre, data in cui nel 1997 moriva Santa Teresa di Calcutta, Caritas Italiana pubblica on line una raccolta di preghiere e poesie dal titolo “Rinnovàti nell’impegno” (.pdf).

«Ricordatevi, per favore, di queste tre vie e percorretele con gioia: partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività». Sono le tre strade che papa Francesco ci ha indicato nell’udienza per i 50 anni di Caritas Italiana. Da percorrere sempre in ascolto dei “più piccoli” per renderli partecipi e attivi, con azioni capaci di provocare, di moltiplicare attenzioni, cambiamenti. 

In questo moltiplicarsi consiste la testimonianza della carità che vogliamo confermare come impegno rinnovato, nello sforzo costante di promuovere nelle comunità e nel territorio iniziative progressive e diffuse di responsabilità per la pace, la giustizia, la difesa e la cura della vita, a partire proprio dalla prospettiva dei più poveri, che, ce lo ha ricordato il Papa, è la prospettiva di Gesù.

A tutti coloro, operatori, sacerdoti, suore, religiosi, volontari, che in questi cinque decenni hanno dato voce, gambe, testa, braccia e soprattutto cuore alla Caritas, va il nostro ringraziamento che in queste pagine e nelle raccolte che abbiamo pubblicato in questi anni, diventa preghiera.

Una preghiera che continuerà ad accompagnare il nostro percorso, che illuminerà e orienterà la nostra capacità di discernimento e il nostro costante impegno per continuare a leggere i segni dei tempi nel cammino sinodale che il Santo Padre, ribadendo gli impegni dell’inclusione sociale dei poveri e dell’amicizia sociale per il bene comune, ha indicato alla Chiesa italiana.

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Catastrofe umanitaria per i migranti in Bosnia e Erzegovina e lungo la rotta balcanica

Un'insostenibile situazione si è venuta a creare in Bosnia e Erzegovina nei confronti dei migranti in transito, in particolare nelle ultime settimane nella regione di Bihac (nei pressi del confine con la Croazia) che sta causando una grave violazione dei più importanti diritti umani e sta seriamente mettendo a rischio la vita di migliaia di persone.  Nessuna questione politica può essere anteposta alla tutela della vita di ogni persona:  “In Bosnia e Erzegovina stiamo assistendo a una catastrofe umanitaria. Ci sono circa 8.000 migranti in tutto il paese: di questi, 5.000 sono accolti nei Centri di Transito e nei Campi, ma ce ne sono almeno 3.000 che dormono in edifici abbandonati, sistemazioni improvvisate, o all’addiaccio. Per tutte queste persone va trovata una soluzione immediata”: sono le parole pronunciate da Peter Van der Auweraert, coordinatore di IOM (OIM, Organizzazione Internazionali per i Migranti) per la Bosnia e Erzegovina.
 
La situazione rispetto alla gestione del fenomeno migratorio nel paese balcanico, già molto fragile ormai da tempo, è infatti precipitata negli ultimi giorni diventando gravissima. Nell’area di Bihac, le diatribe politiche locali hanno portato alla chiusura repentina di uno dei principali Centri di Transito della zona, il campo Lipa, che ospitava circa 1.200 persone al momento della chiusura. Il campo Lipa era inizialmente pensato come una sistemazione provvisoria durante l’estate e si trovava già in condizioni largamente inadeguate per affrontare l’inverno. Situato in una zona impervia di montagna, isolato da qualsiasi centro abitato e dalle strade principali, senza acqua potabile, elettricità, riscaldamento. Un campo non più utilizzabile in quanto interamente distrutto da un recente incendio.
 
Contemporaneamente, un pericoloso combinato di proteste cittadine e di decisioni di varie istituzioni pubbliche ha precluso l’apertura di una qualsiasi sistemazione alternativa per i migranti in tutto il paese nel pieno dell’inverno con temperature molto rigide che mette in pericolo la vita di queste persone.  Da un lato tutte le istituzioni bosniaco-erzegovesi (Ministeri nazionali e cantonali, Sindaci di molte città) si sono fermamente opposti all’idea di aprire nuove strutture di accoglienza nel proprio territorio. Dall’altro lato, nella città di Bihac, sono invece aumentate le proteste anti-migranti della cittadinanza locale, che sta organizzando cordoni e picchetti davanti a uno spazio (l’ex fabbrica Bira) che negli anni scorsi era già stato utilizzato come struttura provvisoria di accoglienza per migranti e che è al momento l’unica soluzione alternativa già pronta, in grado di accogliere tutte le persone attualmente senza un tetto sopra la testa.
 
In tutto questo scenario, stanno inoltre continuando anche i violenti respingimenti alla frontiera della polizia croata verso chi prova ad attraversare il confine per entrare nel territorio comunitarie – prassi violente già molte volte denunciate fino anche al Parlamento Europeo. Ai migranti senza un tetto si impedisce di provare anche a proseguire il proprio percorso migratorio e di cercare un riparo adeguato in un altro paese. Il risultato finale di questa crisi politica, civile e istituzionale è la “catastrofe umanitaria” di cui parla IOM: 3.000 persone totalmente allo sbando, senza un posto dove stare, nel bel mezzo dell’inverno – che negli ultimi giorni ha portato le condizioni metereologiche piu estreme: neve, temperature abbondantemente sottozero, gelate notturne. 
 
Una situazione quella della Bosnia Erzegovina che riporta l’attenzione di tutti sulla Rotta Balcanica, che inizia in Grecia, e fisicamente finisce in Italia, a Trieste. Una rotta che non ha mai smesso di essere percorsa da migliaia di persone, nonostante  l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19,  quando diversi campi profughi nei Paesi Balcanici sono stati messi in quarantena. Decine di migliaia di migranti in transito lungo questa rotta rinchiusi per mesi all’interno dei campi profughi o strutture di vario genere presenti in tutta l’area; campi, già di per sé inadeguati e sovraffollati si sono trasformati in luoghi dalle condizioni estreme: senza servizi adeguati, in condizioni igieniche pessime, con gravi rischi per la salute psichica per i migranti. Una situazione drammatica che ha fatto aumentare esponenzialmente anche la rabbia delle comunità locali: episodi di violenza e discriminazione verso i migranti si ripetono regolarmente in tutti i paesi (dalla Grecia fino alla Bosnia Erzegovina), fino a sfociare in vere e proprie campagne di odio razziale, in ronde anti-migranti, in pestaggi e respingimenti sempre più violenti anche da parte delle polizie di frontiera.
 
Fin dal 2015, Caritas Italiana è presente lungo tutta la Rotta Balcanica a fianco dei migranti e a supporto di tutte le Caritas locali (Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Serbia) che stanno offrendo un sostegno a queste persone. Gli sforzi profusi in questi anni hanno consentito l’avvio di servizi di accoglienza, sostegno psico-sociale, protezione dell’infanzia, tutela dell’igiene, distribuzione di cibo e di beni necessari in queste condizioni. Solamente in Bosnia e Erzegovina, “tra il maggio 2018 e il maggio 2020 la rete Caritas ha sostenuto 41.525 migranti attraverso i vari servizi e aiuti distribuiti; questo numero ovviamente cresce di giorno in giorno” (Dijana Muzicka, coordinatrice progetti migrazione di Caritas Bosnia e Erzegovina).
 
Caritas Italiana, grazie alle donazioni ricevute e a un contributo di 380 mila euro dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, ha lanciato un nuovo programma di emergenza per i prossimi 12 mesi. Un programma che si propone, a fianco delle Chiese locali di Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina e Serbia, di fornire al più presto - all’interno dei diversi campi profughi e strutture di accoglienza presenti in questi paesi - una risposta ai bisogni di base dei migranti, in particolare i più vulnerabili ( kit sanitari per prevenire la diffusione del Covid-19, aiuti alimentari, fornitura di beni di prima necessità come vestiario, kit per l’igiene, sacchi a pelo, coperte, kit per neonati), servizi adeguati nei campi profughi e nei centri di accoglienza, per potersi lavare o per lavare i propri abiti, spazi per l’accoglienza e il supporto psicosociale, luoghi per l’animazione dei bambini, e non da ultimo organizzare momenti formativi ed informativi per garantire la sicurezza sanitaria. 
 
Infine nelle scorse settimane, grazie a una donazione di Papa Francesco diretta proprio ai migranti nel paese, Caritas Italiana e Caritas Bosnia e Erzegovina hanno potuto avviare nuovi servizi psico-sociali nei Campi di Transito dell’area di Bihac e di Sarajevo, oltre che di distribuire articoli invernali (sciarpe, guanti, cappelli, scarpe) a oltre 1.500 ospiti dei campi stessi.
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