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Documentario – “Dammi un cuore che ascolta”

Il 2020 è stato un anno difficile: crisi sanitaria e crisi economica hanno messo a dura prova le nostre relazioni.

Molte famiglie hanno attraversato momenti difficili ma chi viveva in povertà ha subito maggiormente gli effetti di questa crisi che ha reso più povero di relazioni chi già viveva in solitudine.

In questo tempo la Caritas Diocesana ha rivisto il suo impegno con il coraggio creativo di sacerdoti, religiose e laici impegnati nelle mense, nei centri d’ascolto e nelle parrocchie, accanto alle istituzioni.

Abbiamo voluto realizzare un documentario perché resti memoria di questo impegno durato un anno, ma che parte da molto lontano, da Gesù che volle la sua Chiesa e che proseguirà sempre, con impegno, premura e amore verso i poveri.

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Pubblicato il nuovo Statuto della Caritas Diocesana

Con Decreto Vescovile 1/21 del 6 Gennaio 2021 il Vescovo Fernando ha promulgato il nuovo Statuto della Caritas Diocesana. Il nuovo Statuto risponde maggiormente alla missione attuale della Caritas Diocesana che è l'organismo diocesano deputato ad animare la carità nel territorio della Diocesi, formarne gli operatori, senza mai dimenticare la prevalente funzione pedagogica dell'azione della Caritas anche attraverso le opere segno, la realizzazione di nuovi progetti 8xmille e una maggiore sinergia con gli enti pubblici il nuovo Statuto è interamente centrato sul principio della sinodalità che si traduce in una maggiore partecipazione alle azioni della Caritas da parte delle parrocchie, dei Centri d'Ascolto e delle Opere Segno come sollecitato dal nostro Vescovo Fernando nella lettera di indizione della Prima Visita Pastorale. clicca qui per consultare lo statuto
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20 Febbraio 1743: Nardò, una città che trema

Si terrà il prossimo 18 Febbraio alle ore 19:30 in Cattedrale a Nardò, la presentazione del libro "20 Febbraio 1743: Nardò, una città che trema" di Giovanni De Cupertinis, Paolo Sansò, Andrea Vitale edito con il patrocinio della Fondazione Fare Oggi a cura di Edizioni il Grifo. L'opera tratta non solo dell'evento sismico avvertito in tutto il Salento in quel 20 febbraio 1743, con elementi di geologia che raccontano la diversità degli effetti del sisma sul territorio, ma per la prima volta in assoluto racconta la mobilitazione delle città limitrofe alla città di Nardò, quasi totalmente distrutta, per soccorrere la popolazione provata dal cataclisma. Con documenti dell'Archivio di Stato di Lecce e degli archivi parrocchiali e diocesani, si percorrerà tutta la macchina dei soccorsi, il calcolo dei danni e la cura nella ricostruzione. Interverranno: gli Autori Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Fernando Filograna, Vescovo di Nardò-Gallipoli Don Giuseppe Venneri, presidente della Fondazione Fare Oggi e direttore della Caritas Diocesana L'evento si terrà in conformità alle norme vigenti per il contenimento del Covid-19
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Catastrofe umanitaria per i migranti in Bosnia e Erzegovina e lungo la rotta balcanica

Un'insostenibile situazione si è venuta a creare in Bosnia e Erzegovina nei confronti dei migranti in transito, in particolare nelle ultime settimane nella regione di Bihac (nei pressi del confine con la Croazia) che sta causando una grave violazione dei più importanti diritti umani e sta seriamente mettendo a rischio la vita di migliaia di persone.  Nessuna questione politica può essere anteposta alla tutela della vita di ogni persona:  “In Bosnia e Erzegovina stiamo assistendo a una catastrofe umanitaria. Ci sono circa 8.000 migranti in tutto il paese: di questi, 5.000 sono accolti nei Centri di Transito e nei Campi, ma ce ne sono almeno 3.000 che dormono in edifici abbandonati, sistemazioni improvvisate, o all’addiaccio. Per tutte queste persone va trovata una soluzione immediata”: sono le parole pronunciate da Peter Van der Auweraert, coordinatore di IOM (OIM, Organizzazione Internazionali per i Migranti) per la Bosnia e Erzegovina.
 
La situazione rispetto alla gestione del fenomeno migratorio nel paese balcanico, già molto fragile ormai da tempo, è infatti precipitata negli ultimi giorni diventando gravissima. Nell’area di Bihac, le diatribe politiche locali hanno portato alla chiusura repentina di uno dei principali Centri di Transito della zona, il campo Lipa, che ospitava circa 1.200 persone al momento della chiusura. Il campo Lipa era inizialmente pensato come una sistemazione provvisoria durante l’estate e si trovava già in condizioni largamente inadeguate per affrontare l’inverno. Situato in una zona impervia di montagna, isolato da qualsiasi centro abitato e dalle strade principali, senza acqua potabile, elettricità, riscaldamento. Un campo non più utilizzabile in quanto interamente distrutto da un recente incendio.
 
Contemporaneamente, un pericoloso combinato di proteste cittadine e di decisioni di varie istituzioni pubbliche ha precluso l’apertura di una qualsiasi sistemazione alternativa per i migranti in tutto il paese nel pieno dell’inverno con temperature molto rigide che mette in pericolo la vita di queste persone.  Da un lato tutte le istituzioni bosniaco-erzegovesi (Ministeri nazionali e cantonali, Sindaci di molte città) si sono fermamente opposti all’idea di aprire nuove strutture di accoglienza nel proprio territorio. Dall’altro lato, nella città di Bihac, sono invece aumentate le proteste anti-migranti della cittadinanza locale, che sta organizzando cordoni e picchetti davanti a uno spazio (l’ex fabbrica Bira) che negli anni scorsi era già stato utilizzato come struttura provvisoria di accoglienza per migranti e che è al momento l’unica soluzione alternativa già pronta, in grado di accogliere tutte le persone attualmente senza un tetto sopra la testa.
 
In tutto questo scenario, stanno inoltre continuando anche i violenti respingimenti alla frontiera della polizia croata verso chi prova ad attraversare il confine per entrare nel territorio comunitarie – prassi violente già molte volte denunciate fino anche al Parlamento Europeo. Ai migranti senza un tetto si impedisce di provare anche a proseguire il proprio percorso migratorio e di cercare un riparo adeguato in un altro paese. Il risultato finale di questa crisi politica, civile e istituzionale è la “catastrofe umanitaria” di cui parla IOM: 3.000 persone totalmente allo sbando, senza un posto dove stare, nel bel mezzo dell’inverno – che negli ultimi giorni ha portato le condizioni metereologiche piu estreme: neve, temperature abbondantemente sottozero, gelate notturne. 
 
Una situazione quella della Bosnia Erzegovina che riporta l’attenzione di tutti sulla Rotta Balcanica, che inizia in Grecia, e fisicamente finisce in Italia, a Trieste. Una rotta che non ha mai smesso di essere percorsa da migliaia di persone, nonostante  l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19,  quando diversi campi profughi nei Paesi Balcanici sono stati messi in quarantena. Decine di migliaia di migranti in transito lungo questa rotta rinchiusi per mesi all’interno dei campi profughi o strutture di vario genere presenti in tutta l’area; campi, già di per sé inadeguati e sovraffollati si sono trasformati in luoghi dalle condizioni estreme: senza servizi adeguati, in condizioni igieniche pessime, con gravi rischi per la salute psichica per i migranti. Una situazione drammatica che ha fatto aumentare esponenzialmente anche la rabbia delle comunità locali: episodi di violenza e discriminazione verso i migranti si ripetono regolarmente in tutti i paesi (dalla Grecia fino alla Bosnia Erzegovina), fino a sfociare in vere e proprie campagne di odio razziale, in ronde anti-migranti, in pestaggi e respingimenti sempre più violenti anche da parte delle polizie di frontiera.
 
Fin dal 2015, Caritas Italiana è presente lungo tutta la Rotta Balcanica a fianco dei migranti e a supporto di tutte le Caritas locali (Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Serbia) che stanno offrendo un sostegno a queste persone. Gli sforzi profusi in questi anni hanno consentito l’avvio di servizi di accoglienza, sostegno psico-sociale, protezione dell’infanzia, tutela dell’igiene, distribuzione di cibo e di beni necessari in queste condizioni. Solamente in Bosnia e Erzegovina, “tra il maggio 2018 e il maggio 2020 la rete Caritas ha sostenuto 41.525 migranti attraverso i vari servizi e aiuti distribuiti; questo numero ovviamente cresce di giorno in giorno” (Dijana Muzicka, coordinatrice progetti migrazione di Caritas Bosnia e Erzegovina).
 
Caritas Italiana, grazie alle donazioni ricevute e a un contributo di 380 mila euro dai fondi otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, ha lanciato un nuovo programma di emergenza per i prossimi 12 mesi. Un programma che si propone, a fianco delle Chiese locali di Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina e Serbia, di fornire al più presto - all’interno dei diversi campi profughi e strutture di accoglienza presenti in questi paesi - una risposta ai bisogni di base dei migranti, in particolare i più vulnerabili ( kit sanitari per prevenire la diffusione del Covid-19, aiuti alimentari, fornitura di beni di prima necessità come vestiario, kit per l’igiene, sacchi a pelo, coperte, kit per neonati), servizi adeguati nei campi profughi e nei centri di accoglienza, per potersi lavare o per lavare i propri abiti, spazi per l’accoglienza e il supporto psicosociale, luoghi per l’animazione dei bambini, e non da ultimo organizzare momenti formativi ed informativi per garantire la sicurezza sanitaria. 
 
Infine nelle scorse settimane, grazie a una donazione di Papa Francesco diretta proprio ai migranti nel paese, Caritas Italiana e Caritas Bosnia e Erzegovina hanno potuto avviare nuovi servizi psico-sociali nei Campi di Transito dell’area di Bihac e di Sarajevo, oltre che di distribuire articoli invernali (sciarpe, guanti, cappelli, scarpe) a oltre 1.500 ospiti dei campi stessi.
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Avvento di Fraternità 2020 Pro “Fondo San Benedetto”

In questo tempo così controverso, concitato e pieno di incertezza, molti si interrogano su come trascorreranno le festività natalizie.

Sono interrogativi che hanno a che fare con il desiderio di riprendere le consuete abitudini, di stare insieme serenamente con amici e parenti e che riguardano anche l’economia.

La stampa e la televisione denunciano il rischio di “perdere” il Natale.

Di quale Natale parliamo?

Mai come in questo tempo siamo chiamati a riscoprire la tenerezza di in un Dio che viene nel mondo con discrezione ed essenzialità, lontano dalle logiche del potere, della ricchezza e dell’apparire proprie dell’umanità di ogni tempo.

Solo chi ha il cuore libero dagli idoli e aperto alle novità dello Spirito Santo può tornare a sentire la voce degli angeli che annunciano una grande gioia e avere il coraggio di mettersi in cammino verso Betlemme, come i pastori.

Avvento è tempo di attesa, di ascolto, di sequela e conversione.

Ecco perché abbiamo scelto i pastori come icona di questo tempo d’Avvento.

Quest’anno, difficile per tutti, non può lasciarci indifferenti ai problemi che tante famiglie stanno affrontando, esattamente come la Santa Famiglia di Giuseppe e Maria con Gesù Bambino.

La colletta della 4^ Domenica d’Avvento sarà, perciò, devoluta al “Fondo San Benedetto” istituito proprio per sostenere le famiglie e i lavoratori.

Confidiamo nella generosità personale di ciascuno; che sappia coinvolgere tutti, anche i più scettici.

Buon cammino di Avvento
Don Giuseppe Venneri
direttore Caritas Diocesana Nardó-Gallipoli
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15 Novembre 2020 – IV Giornata Mondiale dei Poveri

Si celebrerà il prossimo 15 Novembre la IV Giornata Mondiale dei Poveri che Papa Francesco ha dedicato al tema "Tendi la tua mano al povero" (cfr Sir 7,32), titolo del Messaggio diffuso il 13 giugno scorso. Don Giuseppe Venneri (Direttore di Caritas Diocesana): "Papa Francesco ci rammenta, sempre con più insistenza, che al centro di ogni azione ci deve essere il primato della persona umana. I Poveri sono vittime di ingiustizie umane che minano, spesso, la loro dignità di persone. Il Vangelo, l'esperienza di vita cristiana, quale buona notizia, ci ricorda che Gesù si identifica con i poveri e quindi essi sono sacramento di Cristo; il povero diventa luogo teologico dove sperimentare l'incontro con Cristo. Il Cristiano, allora, deve impegnarsi a restituire speranza a questi fratelli che vivono nella difficoltà mettendo al centro il primato della persona. Tutti sperimentiamo il bisogno di una mano tesa, tutti abbiamo sperimentato nella nostra vita situazioni di fragilità. E' bene quindi ricordarsi sempre che saremo giudicati sull'amore di carità. L'unico modo per abbattere i muri di divisione e pregiudizio che vengono eretti da certe filosofie e proposte ideologiche che spesso si tramutano in azioni politiche è vivere coerentemente il Vangelo, divenendo come Cristo, segno di contraddizione. La Carità azzera le distanze! Riflettere su questi temi e promuovere esperienze di riflessione e confronto è lo scopo della Caritas. Liturgia e Carità devono essere espressione della medesima Fede in Cristo." Caritas Diocesana lancia, dunque l'iniziativa "La Carità azzera le distanze. A questo link il Messaggio del Santo Padre http://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/poveri/documents/papa-francesco_20200613_messaggio-iv-giornatamondiale-poveri-2020.pdf
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Covid: Caritas, aumentano i ‘nuovi poveri’, sono il 45%

Il nuovo rapporto di Caritas Italiana dal titolo "Gli anticorpi della solidarietà" (.pdf), pubblicato in occasione della Giornata mondiale di contrasto alla povertà (17 ottobre), cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. I dati della statistica pubblica definiscono lo scenario entro il quale ci muoviamo: il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil; l’occupazione registra un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore però di una vistosa impennata degli inattivi, cioè delle sempre più numerose persone che smettono di cercare lavoro. Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008. I dati dei centri di ascolto Caritas vanno proprio in questa direzione. Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. A fare la differenza, tuttavia, rispetto allo shock economico del 2008 è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers. In questo tempo inedito, gli interventi della rete Caritas sono numerosi e diversificati. Una vivacità di iniziative e opere realizzate anche grazie all’azione di circa 62mila volontari, a partire dai giovani impegnati nel Servizio Civile Universale. Sono 19.087 gli over 65 che si sono dovuti fermare per ragioni di sicurezza sanitaria e 5.339 le nuove leve (under 34), attivate in questo tempo di emergenza. Da Nord a Sud del Paese, continuano a non far mancare la loro prossimità e generosità verso i più poveri e i più vulnerabili e sono segnali della presenza di “anticorpi della solidarietà” che aiutano a diradare le nebbie della crisi in atto. Una crisi che, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, nei mesi di aprile e maggio, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; addirittura per il 15% del campione il calo è di oltre la metà del reddito complessivo. Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, di fronte a queste sfide drammatiche e forti criticità, Caritas Italiana e le Caritas diocesane hanno continuato a stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà, spesso in forme nuove e adattate alle necessità contingenti. Per cercare di avere un quadro complessivo dell’attività svolta e tentare di descrivere l’impatto economico e sociale della pandemia, sono stati realizzati tre monitoraggi nazionali: uno ad aprile in pieno lockdown, il secondo a giugno, dopo la riapertura dei confini regionali e il terzo a settembre dopo il periodo estivo. I dati raccolti testimoniano due grandi fasi attraversate finora, che corrispondono in parte ai diversi step di avvio delle misure e dei provvedimenti governativi: la prima, della “dura emergenza” coincidente con il blocco totale delle attività e con i 69 giorni nei quali gli italiani sono rimasti a casa, durante la quale si è pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, sul fronte dei contagi e dell’impatto economico; la seconda, vissuta nei mesi estivi, nella quale si è avviata una lenta ripartenza, dai contorni e confini incerti.  In ciascuna delle due fasi le azioni messe in campo dalla rete Caritas sono state preziose. Entrando nello specifico delle attività, la prima cosa da evidenziare è la riapertura dei centri di ascolto “in presenza”, per lo più su appuntamento o ad accesso libero; un ascolto di prossimità che va tuttavia in parallelo con i servizi telefonici e on line ancora molto diffusi. Da sottolineare poi tutta la preziosa attività sul fronte dell’accompagnamento e orientamento rispetto alle misure previste dal Decreto “Cura Italia” e “Decreto Rilancio"; sono state azioni molto utili, che hanno permesso a numerose persone e famiglie in difficoltà di poter accedere a tali sostegni pubblici (l’83% delle diocesi ha svolto questa specifica attività).  C’è infine il tema del lavoro, in particolare quello della sofferenza sperimentata da tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi: rispetto a questo fronte le Caritas diocesane hanno erogato sostegni economici specifici, in ben 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati, utili a sostenere le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività, ecc.). Complessivamente sono stati 2.073 i piccoli commercianti/lavoratori autonomi accompagnati in questo tempo.  Caritas Italiana ha anche esaminato il funzionamento delle misure emergenziali disposte dal governo in particolare di quelle volte a sostenere i redditi di famiglie e lavoratori, anche per individuare i difetti e le criticità da evitare in futuro. Da una rilevazione ad hoc condotta su un campione di 756 nuclei beneficiari dei servizi Caritas nei mesi di giugno-luglio 2020, il REM è risultata la misura più richiesta (26,3%) ma con un tasso di accettazione delle domande più basso (30,2%) rispetto alla indennità per lavoratori domestici (61,9%), al bonus per i lavoratori stagionali (58,3%) e al bonus per i lavoratori flessibili (53,8%).  Il REM è stato fruito prevalentemente da nuclei composti da adulti over 50, soprattutto single e monogenitori con figli maggiorenni, con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa. Si tratta di un profilo del tutto sovrapponibile a quello di coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza (32,5%) all’interno dello stesso campione intervistato: nuclei a reddito molto basso (49,7%), single (45,3%) e coppie senza figli (43,7%), prevalentemente anziani (42,2%). Questo dice che tra le due misure, rispetto alle caratteristiche dei beneficiari, vi sia sovrapposizione piuttosto che compensazione.  Inoltre coloro che hanno ricevuto dalle Caritas servizi di orientamento hanno fatto domanda per il REM tre volte di più rispetto a chi non ha ricevuto tale supporto dalle Caritas e hanno accresciuto di un sesto la possibilità di ottenerlo effettivamente. Orientamento e supporto fanno la differenza, in genere, soprattutto in situazioni di emergenza. Ecco perché nella indagine sulle misure di emergenza, nella metà dei casi (50,1%) i servizi e gli operatori Caritas sono stati identificati come la principale forma di aiuto e sostegno, sia concreto che psicologico durante l’emergenza Covid. Quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è il carattere mutevole della povertà e stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese.  Di fronte a una situazione “inedita”, occorrono strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto. In particolare ci sarà dunque bisogno di:
  • mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto;
  • realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche;
  • concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un “work in progress”, che, a partire da un attento e sistematico lavoro di monitoraggio e valutazione del loro funzionamento e del loro impatto sulle vite delle persone vengano periodicamente “aggiustate” per poter adeguarsi e meglio rispondere alle trasformazioni in corso e per affrontare l’incertezza; 
  • intercettare le cause della povertà, come dice papa Francesco: “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi” (3 Ottobre 2020). Solo in questo modo invece di accettare passivamente e in blocco il presente, si forniscono elementi a partire dai quali proiettarsi in un futuro di concreto cambiamento.
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Apertura del Centro d’Ascolto Inter Parrocchiale a Copertino

Prosegue con costanza e determinazione in processo di rinnovamento e riforma del volto della Caritas Diocesana attraverso il coinvolgimento delle Caritas Parrocchiali. Domani, 18 ottobre alle ore 16:30, a Copertino, nei locali adiacenti alla chiesa di San Giuseppe Patriarca, alla presenza del Vescovo Fernando, del Sindaco Sandrina Schito e del Direttore di Caritas Diocesana Don Giuseppe Venneri verrà inaugurato il Centro d'Ascolto Inter Parrocchiale "Padre Egidio Merola". La costituzione dei CdA cittadini permette di vivere la dimensione sinodale della Carità attraverso il confronto tra gli operatori che sono espressione delle parrocchie della Città e di offrire un'accoglienza e un accompagnamento puntuale, aggiornato e unitario. Accanto ad una dimensione più ecclesiale e pastoralmente in sintonia con i segni dei tempi è d'importanza fondamentale una lettura più puntuale, aggiornata e dinamica del territorio in cui il CdA vive e opera; il CdA, infatti, prima che essere un luogo è un tempo in cui si vive l'ascolto e l'accoglienza, essendo espressione del volto della Chiesa che con premura vuole prendersi cura delle povertà senza avere la pretesa di risolverne cause ed effetti. Il CdA di Copertino si inserisce nella rete degli altri CdA Inter parrocchiali di Nardò, Gallipoli, Casarano, Taviano.  
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Mensa della Comunità di Nardò: diffusi i dati da gennaio a settembre 2020

"Da cinque pani e due pesci il Signore Gesù moltiplicò per una moltitudine di persone. Perchè Dio è così: non retribuisce ma distribuisce. Dio è distributista perchè non solo condivide ma ci rende partecipi e corresponsabili della sua provvidenza. Così anche noi diventiamo provvidenza per i fratelli. Grazie, allora, a Dio perchè ancora possiamo dirci fratelli nel servizio verso i poveri. Nella Mensa della Comunità a Nardò vogliamo ringraziare chi cucina, chi distribuisce i pasti, che rassetta e chi dona permettendo di svolgere questo delicato servizio." Con queste parole Don Giuseppe Venneri, Direttore della Caritas Diocesana, ha salutato la diffusione dei dati sui pasti distribuiti dalla mensa di Nardò nel periodo che va dal 1 gennaio al 21 settembre. "Sono dati che ci devono far riflettere - aggiunge il coordinatore della Mensa, il Diacono Salvatore Polo -  perchè raccontano un'emergenza economica reale e costante. Il Covid ha davvero eroso l'economia delle famiglie aumentando il divario tra ricchi e poveri e aumentando, purtroppo, il numero quanti vivono in situazioni di difficoltà. Sono dati reali, i nostri, perchè frutto di ascolto e accompagnamento delle persone servite. I numeri raccontano il dramma e l'impegno e, lungi dall'essere un mero dato statistico, sono per noi i volti di quanti sosteniamo con dedizione e impegno". Ecco i dati: 40.473 pasti erogati dal 1 gennaio al 21 settembre 2020; nello stesso periodo del 2019 i pasti erogati sono stati 22.832.
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